Archiviata con un buon successo, nel luglio 1847, l’esperienza londinese deI masnadieri, Verdi accetta un contratto per un’opera da rappresentarsi nell’autunno dello stesso anno, all’Opéra di Parigi. Non avendo il tempo materiale di comporre una novità, decide (seguendo l’esempio dei rossinianiMaometto secondoeMosè in Egitto, mutati per Parigi inLe Siège de CorintheeMoïse et le Pharaon), di riadattare uno dei suoi titoli precedenti. La scelta cade suI Lombardi alla prima crociata, opera di struttura composita e con molti personaggi adatta più di altre alla trasformazione ingrand-opéra. Il libretto tocca a Royer e Vaëz, già autori della donizettianaFavorite, che apportano al testo italiano di Solera sensibili modifiche, delle quali la principale è rendere protagonisti della vicenda i francesi anziché gli italiani.
Prima di partire per la crociata, il conte di Tolosa, dimendicando antichi rancori, concede la mano di Hélène a Gaston. Scatena però l’ira di Royer, innamorato della donna, il quale, onde vendicarsi del rivale, ordisce un agguato per assassinarlo. Uno scambio di mantelli fa cadere vittima della macchinazione il conte di Tolosa. Gaston, supposto colpevole, viene esiliato. Passano quattro anni: Royer vive espiando da eremita in Palestina. Ivi si trova Hélène alla ricerca di Gaston, che apprende essere prigioniero nella città di Ramla. Royer, frattanto, si imbatte nell’esercito crociato guidato dal conte di Tolosa, il fratello che egli credeva assassinato. Decide allora di unirsi a loro, mantenendo però l’incognito. Conquistata Ramla, i crociati vi trovano prigionieri Hélène e Gaston. Vedendo la figlia con il suo presunto assassino, il conte di Tolosa fa arrestare Gaston, che viene processato e condannato a morte. Hélène supplica Royer, da tutti tenuto in odore di santità, di intercedere per l’amato. Royer, dilaniato dai rimorsi, fa in modo di liberare l’antico rivale, il quale sarà il primo a piantare la bandiera cristiana su Gerusalemme. Chiede poi al conte di Tolosa che si compia la sentenza. Royer ferito a morte durante il combattimento, trova la forza di rivelare le sue colpe scagionando Gaston. Implora poi di vedere, per l’ultima volta, la città santa.
Il lavoro di riadattamento compiuto da Verdi risulta massiccio e articolato. Mantiene i brani significativi, abbassati talvolta di tonalità (vedi le arie di Oronte- Gaston, Giselda-Hélène, Pagano-Royer, nonchè il celeberrimo terzetto). Compie una riorchestrazione capillare all’insegna di una maggior raffinatezza, sfruttando le notevoli risorse dell’orchestra parigina. Modifica, a volte sensibilmente, il tessuto armonico alla luce di un mestiere fattosi assai più scaltrito. Compone di bel nuovo molta musica decorativa (marce e ballabili) e un’aria splendida: “O mes amis, mes frères d’armes”, una toccante dichiarazione di innocenza cantata da Gaston nell’atto terzo. Pur perdendo qualcosa in termini di icasticità drammaturgicaJérusalem, rispetto aiLombardi,ha dalla sua una maggior qualità musicale complessiva e testimonia una tappa importante nell’evoluzione del linguaggio compositivo di Verdi.