Nato a Lucca il 22 dicembre 1858, Giacomo fu il sesto dei nove figli[2] di Michele Puccini (Lucca, 27 novembre 1813 - ivi, 23 gennaio 1864) e Albina Magi (Lucca, 2 novembre 1830 - ivi, 17 luglio 1884).
Autografo di Puccini appartenente alla collezione di Francesco Paolo FrontiniDa molte generazioni i Puccini erano maestri di cappella del Duomo di Lucca[3] e anche Giacomo, perduto il padre all'età di cinque anni, fu mandato a studiare presso lo zio materno, Fortunato Magi, che lo considerava un allievo non particolarmente dotato e soprattutto poco disciplinato (un «falento», come giunse a definirlo, ossia una fannullone senza talento). Migliori risultati ottenne Carlo Angeloni, già allievo di Michele Puccini, tanto che a quattordici anni Giacomo poté iniziare a contribuire all'economia familiare suonando l'organo nel duomo di Lucca.
L'aneddotica ce lo descrive tuttavia come uno scavezzacollo. Si racconta ad esempio che, per intascare qualche spicciolo, giunse a rubare e rivendere alcune canne dell'organo del duomo e che subì una condanna per aver concorso a simulare il suicidio di un amico.
La tradizione vuole che egli decise di dedicarsi al teatro musicale nel 1876 dopo aver assistito a una rappresentazione di Aida di Verdi a Pisa, dove si sarebbe recato a piedi con due amici[4].
A questo periodo risalgono le prime composizioni note, tra cui spiccano una cantata (I figli d'Italia bella, 1877), un mottetto (Mottetto per San Paolino, 1877) e una messa (1880).
Giacomo Puccini col suo primo librettista, Ferdinando Fontana, intorno al 1885 Gli esordi operistici [modifica]
Lasciata Lucca, dal 1880 al 1883 Puccini studiò al Conservatorio di Milano, grazie ad una borsa di studio di cento lire al mese, per un anno, fattagli avere dalla regina Margherita su supplica della madre. Durante questi anni di gaia miseria, divise una camera con l'amico Mascagni. Tra i suoi insegnanti spiccano i nomi di Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini.
Nel 1883 partecipò al concorso per opere in un atto indetto dall'editore Sonzogno. Le Villi, su libretto di Ferdinando Fontana, non vinse il concorso, ma nel 1884 fu rappresentata al Teatro dal Verme di Milano sotto il patrocinio dell'editore Giulio Ricordi, concorrente di Sonzogno.
Rincuorato dal vivo successo delle Villi, Ricordi commissionò una nuova opera al duo Puccini-Fontana, destinata questa volta al Teatro alla Scala, ma Edgar (1889), che costò al compositore circa quattro anni di lavoro, non raccolse che un successo di stima, e nei decenni successivi subì radicali rimaneggiamenti senza tuttavia mai entrare in repertorio.
Nel frattempo, nel 1884 Puccini aveva messo su famiglia, iniziando una convivenza destinata a durare tra varie vicissitudini tutta la vita con Elvira Bonturi, moglie del droghiere lucchese Narciso Gemignani. Elvira portò con sé la figlia Fosca e tra il 1886 e il 1887 la famiglia visse a Monza, in corso Milano 18, dove nacque l'unico figlio del compositore, Antonio detto Tonio, e dove Puccini lavorò alla composizione dell'Edgar, che lo impegnò per oltre quattro anni da wikipedia